Nucara a Torre del Greco/Da "Mezzogiorno in ascesa" a Mezzogiorno in salita

La soluzione è il progetto liberaldemocratico

Sabato 24 marzo si è svolto a Torre del Greco il 27° Congresso Provinciale di Napoli. Gli onori di casa sono stati fatti dall’On. Peppino Ossorio e da Salvatore Scognamiglio, oltre che da Alfredo Ponticelli, segretario dell’Unione Comunale del PRI di Napoli. Questo l’intervento del segretario nazionale Francesco Nucara:

"Ho aggiunto, con piacere, la mia firma alla mozione sul Mezzogiorno preparata dall’On. Ossorio, già pubblicata su ‘La Voce’, che andrà in discussione a breve alla Camera dei Deputati.

Il Ministro Barca ha telefonato perché, sulla base di quanto esplicitato da Ossorio, si ricerchi la possibilità di coordinare una mozione unitaria, tra le tante presentate dalle forze politiche presenti in Parlamento. Siamo stati indotti a presentare una mozione sul Mezzogiorno, oltre ovviamente ad altri atti di sindacato ispettivo, proprio perché riteniamo che il governo attuale, dopo un programma da noi condiviso, ha cominciato a frenare sulle iniziative che dovevano coniugare tenuta dei conti, competitività, crescita e sviluppo.

E’ chiaro che in un periodo di difficoltà economiche diventa tutto più difficile. Si pensa di sanare il debito pubblico aumentando le tasse, ma così facendo si va verso una recessione; si hanno meno consumi e di conseguenza meno ricavi per lo Stato. In questo contesto diventa improbabile che il governo possa pensare a investimenti nel Mezzogiorno, specie quando ci si può nascondere dietro l’inefficienza delle forze di governo meridionali e dietro il cancro sociale della criminalità organizzata. Spesso si è sentito dire che le risorse finanziarie assegnate al Mezzogiorno sono state così elevate che ci si è dovuti mettere con molto impegno per non far sviluppare quella parte del Paese.

Si tratta di un problema secolare, già evidenziato da Giuseppe Mazzini a metà dell’Ottocento, da Franchetti-Sonnino a fine Ottocento, e per venire ai giorni nostri, rimanendo nell’ambito politico repubblicano, da Francesco Compagna, Michele Cifarelli, Ugo La Malfa. Compagna aveva scritto, tra le tante cose, un piccolo volume: ‘Mezzogiorno in ascesa’. Se fosse ancora vivo scriverebbe un volume dal titolo: ‘Mezzogiorno in salita’.

Il disinteresse della classe politica italiana nei confronti di questa parte derelitta del Paese è abnorme.

Basterebbe prendere ad esempio quello che è successo per la Germania dell’Est. Il muro di Berlino cade a fine 1989. In dieci anni la Germania ha investito 1500 miliardi di euro per lo sviluppo della Germania Est, realizzando il sogno dell’unificazione civile, politica, fisica e sociale delle due Germanie.

Il piano del Governo Berlusconi per il Mezzogiorno prevedeva 100 miliardi in 5 anni, miliardi che non sono mai arrivati.

I nuovi Laender rappresentano, dal punto di vista commerciale, la porta per l’Oriente, mentre le regioni meridionali dell’Italia non rappresentano la porta per il Mediterraneo.

Si è tanto parlato a sproposito, ignorando dati e fatti della Cassa per il Mezzogiorno. Tutte le regioni usufruiscono dei fondi di coesione dell’Unione Europea, ma nessuno si scandalizza. Tutt’altro. I fondi europei di oggi rappresentano la Cassa per il Mezzogiorno di ieri.

La domanda che ci siamo posti in questi anni è semplice: c’è una risposta politica a questi annosi problemi? La risposta è sì. Lo sbocco è il progetto liberal-democratico. Come abbiamo già detto, la Liberal-Democrazia consiste nel coniugare le libertà individuali con la sovranità popolare. Né liberali né socialisti. Un mix in cui l’intrapresa economica sia libera e la sovranità popolare controlli che tutto si svolga entro le regole dell’interesse generale, che certamente non è quello dello Stato-padrone. Tra le regole primeggia quella di garantire la libertà anche dal crimine organizzato. Rosario Altieri (presente al Congresso n.d.s.), nella sua qualità di Presidente dell’A.G.C.I., rappresenta la sintesi del progetto liberal-democratico. L’associazionismo repubblicano si coniuga tra sviluppo della cooperazione e interesse generale per il miglioramento delle classi meno abbienti o peggio ancora diseredate. Noi repubblicani abbiamo creduto in questo progetto e lo portiamo avanti per realizzarlo, poiché, come sosteneva Ugo La Malfa, se dagli atti non si passa ai fatti restano solo le chiacchiere. E tuttavia proprio ieri (venerdì n.d.s.) si è tenuto un convegno tra forze politiche e culturali di varia estrazione (socialisti, liberali, fondazioni di varia matrice, radicali) e in questa occasione solo i repubblicani sono riusciti a presentarsi con un progetto frutto di un lavoro di ben quattro anni.

Si è detto che il PRI è lento e non ha rilievo alcuno nell’attuale vita politica. E’ un bel dire, ma contare o non contare appartiene alla nostra storia di repubblicani. Ecco cosa scriveva Giorgio Amendola a Giuliana Limiti (mazziniana doc) il 2 marzo 1977: ‘Cara amica, riconosco anch’io che il Partito Repubblicano di Reale e La Malfa è diverso da quello della storica tradizione mazziniana. In questi trenta anni è venuto mutando alcune sue caratteristiche, acquisendone alcune positive ed altre decisamente negative. Una constatazione evidente, come ho più volte detto al mio amico La Malfa, è che il Partito Repubblicano è andato perdendo molta della sua precedente influenza. Cordiali saluti, Giorgio Amendola’.

Se il PRI perdeva influenza con Ugo La Malfa, non c’è da preoccuparsi se l’ha persa oggi in un clima politico totalmente cambiato e con leggi elettorali, volute anche dai repubblicani, che tolgono l’ossigeno politico ad un piccolo partito come il nostro. Ribadiamo: l’unico sbocco alle nostre idee, alla nostra storia e alle nostre tradizioni antiche e meno antiche rimane la ‘Costituente Liberal-Democratica’.

Ritornando al Mezzogiorno, bisogna sottolineare come tutti i governi di destra, di sinistra, di centro hanno fatto strame di un territorio che è servito solo come serbatoio di braccia da sfruttare. La bugia, che dura dal 1950, sulla riserva per il Mezzogiorno degli investimenti dello Stato, rimane un calice amaro il cui contenuto è difficile da bere.

Sulla carta questa riserva sarebbe del 40%, ma se guardiamo una serie storica, ci accorgiamo che a questo budget prefissato non si arriva mai, e addirittura nel 2004 la riserva giunge ad appena il 25%.

Sulle riforme del lavoro il Consiglio dei Ministri ha deciso di attivare lo strumento del Disegno di Legge in luogo del Decreto Legge. Quest’ultima procedura è stata attivata per i taxi, le farmacie, i benzinai, le edicole dei giornali, ecc. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere e siamo sicuri che, dopo tanto strombazzare, il Ministro Fornero ha pianto anche stavolta.

In questo Governo, politico e non tecnico, appaiono le prime crepe? Ci auguriamo di no, ma gli auguri servono a poco. I sindacati amano difendere gli occupati, non i lavoratori. Anche questa è difesa di piccoli privilegi. A noi repubblicani interessa il popolo nel suo complesso, prima ancora dei professori. Come scriveva Giovanni Bovio: ‘Abbiate fiducia del popolo: è assai migliore di noi. Un governo che ha fiducia del popolo e sa veramente rappresentarlo, ha bisogno di molte scuole, di poche tasse e di nessun birro. Ho fede nel popolo possessore di quel senso medio che si chiama equità. Amo in lui la semplicità del costume e della parola, la longanimità contro le offese ch’ei non dimentica, l’acume del senso osservatore, l’ironia bonaria, la profondità sincera dei giudizi morali, e nei giudizi la tenacità, l’entusiasmo fanciullesco, la terribilità ferina nell’ora sua’.